Morbo di Crohn: ecco come si presentano le feci secondo i medici

Nel quadro clinico del morbo di Crohn, le alterazioni delle feci rappresentano un elemento importante non solo per la diagnosi ma anche per la valutazione della gravità della malattia. I medici osservano scrupolosamente i cambiamenti nel colore, nella consistenza e nella presenza di altri elementi come sangue, muco o pus nelle feci, in quanto riflettono direttamente lo stato infiammatorio e la localizzazione della patologia all’interno dell’apparato digerente. Analizzando i sintomi intestinali attraverso la morfologia delle feci, è possibile interpretare l’attività della malattia e riconoscere sue riacutizzazioni o complicanze per intervenire tempestivamente.

Caratteristiche delle feci nel morbo di Crohn secondo l’opinione medica

I pazienti affetti da questa patologia presentano un quadro estremamente eterogeneo. Tra le manifestazioni più frequenti si osservano:

  • Diarrea persistente, spesso cronica e talvolta notturna, che può protrarsi per settimane o mesi, con 3-4 evacuazioni al giorno e nei casi severi anche molte di più. Le feci risultano tipicamente semiliquide o liquide, con volume variabile a seconda della sede dell’infiammazione.
  • Colorazione anomala delle feci: la presenza di sangue occulta o manifesto può rendere il materiale fecale più scuro oppure di colore rosso vivo, se il sanguinamento è localizzato nei tratti più distali dell’intestino. In caso di malassorbimento biliare si possono osservare feci pallide, giallastre o tendenti al verde per il transito accelerato o la digestione incompleta dei nutrienti.
  • Muco e pus: talvolta la diarrea si accompagna a eliminazione di muco trasparente o biancastro, espressione di uno stato ulcerativo o infiammatorio. Nelle forme più avanzate o complicate può essere presente pus.
  • Assenza o scarsità di sangue visibile nelle forme che colpiscono principalmente l’intestino tenue, dove il sanguinamento può essere occulto.
  • Steatorrea, ossia feci grasse, untuose e difficili da rimuovere dal water, solitamente collegate a un’assimilazione insufficiente dei lipidi nei pazienti con lesione estesa dell’intestino tenue.

Secondo la letteratura medica, la consistenza delle feci può variare notevolmente, andando da solida a acquosa, anche nello stesso soggetto in differenti periodi di attività e remissione della malattia. La frequenza delle scariche può aumentare notevolmente nei casi più gravi, arrivando anche a più di venti episodi in una giornata, spesso anche durante la notte, sintomo particolarmente indicativo di un’infiammazione severa dell’intestino.

Colore e consistenza: indicatori fondamentali

I medici sono molto attenti al colore delle feci dei pazienti colpiti da questa patologia:

  • Feci scure: la presenza di sangue digerito, ossia emorragia proveniente dalle porzioni più alte del tratto gastrointestinale, determina una colorazione nerastra o marrone scuro.
  • Feci rosso vivo: sangue fresco indica un coinvolgimento del colon o del retto, in cui il sanguinamento si manifesta più a valle rispetto al tratto alimentare.
  • Feci pallide o grigiastre: quando vi è un blocco nel percorso della bile, come nelle stenosi ostruenti, la pigmentazione delle feci può diminuire sensibilmente, con conseguente colorazione chiara e aspetto malsano.
  • Feci verdastre o giallastre: tipiche negli stati di diarrea molto intensa, segno che il materiale fecale attraversa l’intestino troppo rapidamente, senza che la bile venga metabolizzata completamente.

Per quanto riguarda la consistenza, le scariche possono essere:

  • Acquose o semiliquide, tipiche delle ileiti o delle coliti attive;
  • Dure e secche, più rare ma possibili in caso di stenosi, sub-occlusione o disidratazione;
  • Miste: alcuni pazienti alternano periodi di stitichezza a episodi di diarrea violenta.

Elementi accessori: muco, pus e steatorrea

Un segno clinico molto osservato nei pazienti con malattia di Crohn è la presenza di muco nelle feci. Questo fenomeno è la diretta conseguenza della ulcerazione e infiammazione della mucosa intestinale, che stimola la produzione di secrezioni mucose o addirittura di pus se si instaurano complicanze infettive o suppurative. L’emissione di muco può essere intermittente o costante, quantitativamente variabile, e si accompagna spesso a una sensazione di svuotamento incompleto dell’ampolla rettale.

In situazioni di compromissione significativa della funzione dell’intestino tenue, può manifestarsi la steatorrea: le feci appaiono voluminosed, lucide, galleggianti e con un odore particolarmente sgradevole, per la presenza di grassi non assorbiti. Questo sintomo è legato principalmente a lesioni ampie o a interventi chirurgici che abbiano ridotto la superficie assorbente intestinale e rappresenta un indice di malassorbimento e potenziali carenze nutrizionali.

Manifestazioni associate e quadri atipici

Nei casi in cui la patologia coinvolge principalmente l’intestino tenue, la diarrea è spesso abbondante e acquosa, senza evidenti segni di sangue. Se invece la lesione si localizza nel colon, le scariche diventano più frequenti, ma di volume minore, e aumenta la probabilità di osservare sangue, muco e dolori crampiformi addominali.

Non va infine dimenticato che alcuni sintomi possono manifestarsi in modo sfumato o atipico. In una percentuale significativa di pazienti – soprattutto nelle fasi iniziali della malattia – la sintomatologia intestinale può essere poco evidente, e solo un’attenta analisi clinica o specifici esami di laboratorio (ricerca sangue occulto, calprotectina fecale, indici di infiammazione) possono suggerire la presenza della malattia.

Oltre alle alterazioni delle feci, possono essere presenti sintomi e segni extragastrointestinali come dolori articolari, astenia, febbre e progressiva perdita di peso, riflesso dell’infiammazione sistemica e delle condizioni di malnutrizione associate.

In sintesi, le caratteristiche delle feci nel quadro del morbo di Crohn variano a seconda dell’andamento clinico e della gravità della patologia. L’attenta osservazione delle modifiche nella morfologia, colore e frequenza delle evacuazioni resta un parametro fondamentale per il monitoraggio e la gestione ottimale del paziente, rappresentando un segnale precoce di possibili complicanze e della necessità di approfondimenti diagnostici.

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